Cosa aspetta i pensionati nei prossimi mesi, una novità che potrebbe significare una svolta, almeno per il momento. Vediamo tutti i dettagli.
La questione previdenziale continua a essere molto dibattuta in Italia. La questione ruota sulla sostenibilità dell’attuale sistema che prevede un costante innalzamento dell’età pensionabile per le prossime generazioni di lavoratori. Infatti tra i punti fermi della riforma Monti Fornero vi è il solido legame tra ingresso in pensione e aspettative di vita.

Tuttavia le cose non sono così semplici. Il sistema contributivo attuale rende le pensioni future del tutto insufficienti per una vita dignitosa a tutti i lavoratori che non hanno carriere lavorative continue e ben retribuite. Così oltre alla prospettiva di dover lavorare molto più a lungo delle generazioni passate, per molti si delinea concretamente l’eventualità di assegni pensionistici da fame.
Pensioni, cosa potrebbe cambiare nell’immediato futuro
Attualmente la prestazione principale del sistema previdenziale è la pensione di vecchiaia che prevede il compimento di 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi versati nel corso della carriera lavorativa. Proprio il limite d’età da raggiungere è stato al centro del dibattito negli ultimi tempi.

La notizia che le ultime statistiche ufficiali hanno registrato un incremento delle aspettative di vita, dopo la frenata del periodo COVID, non ha reso particolarmente felici i lavoratori immediatamente prossimi alla pensione. Infatti alla crescita delle aspettative di vita corrisponde anche un innalzamento dell’età pensionabile fin dai prossimi mesi. Quindi un rinvio della pensione stimato in tre mesi per molti lavoratori.
Ora però pare che stia emergendo nel dibattito politico una novità di rilievo. Si fa strada l’ipotesi del congelamento dell’automatismo che collega età della pensione con aspettative di vita. L’idea che sta prendendo piede prevede lo stop al meccanismo per il triennio 2026-28. Quindi, qualora passasse la risposta, chi andrebbe in pensione nei prossimi tre anni non subirebbe lo slittamento previsto.
Quella prospettava sarebbe però una pausa temporanea e non una modifica sostanziale e definitiva del sistema. Inoltre la proposta deve confrontarsi con il problema principale: la sostenibilità economica per le casse pubbliche di tutta l’operazione. Questo rappresenta il limite per tutte le proposte di flessibilità introdotte nel corso degli ultimi anni, come il sistema delle quote, opzione donna o l’APE sociale.
Inoltre l’invecchiamento della popolazione, con il corrispondente calo delle nascite, unito a una diffusa precarietà lavorativa rendono il quadro assai complesso per il futuro. Comunque se la proposta passasse, ad esserne coinvolti quanti matureranno i requisiti per la pensione nel triennio 2026-28, con età minima per la pensione congelata ai livelli attuali, evitando l’aumento dovuto alla crescita delle aspettative di vita.