Importante novità nel diritto di famiglia, in caso di divorzio potrebbe non spettare l’assegno divorzile. I dettagli da segnalare.
Il diritto di famiglia è un tema assai delicato perché coinvolge i rapporti tra i vari componeti del nucleo familiari, i doveri e i diritti di ciascuno. Un aspetto molto importante è quello legato alla separazione e al divorzio, soprattutto per quanto concerne il contributo economico che spetta al coniuge separato o all’ex coniuge.

In questo campo hanno un peso particolare le sentenze dei giudici. Anche una recente decisione presa dalla Corte di Cassazione, pronuncia 10035 del 16 aprile del 2025, avrà un peso molto importante per il mantenimento dopo il divorzio. Ma vediamo nel dettaglio di cosa si tratta e qauli potranno essere gli effetti della sentenza della Suprema Corte .
Assegno divorzile, cosa cambia ora
La Cassazione, con la sentenza citata, ha respinto la richiesta di una donna di assegno divorzile, valutando che l’ex coniuge non abbia fatto abbastanza per rendersi economicamente indipendente. Secondo i giudici il sostegno economico dopo il divorzio non può prescindere dall’autodeterminazione individuale.

Per il contributo non basta che l’ex coniuge abbia un reddito elevato, se l’altro non si impegna adeguatamente a ricercare la propria autonomia economica. La donna in questione infatti, pur giovane ha rifiutato tutte le offerte di lavoro che ha avuto, senza vere motivazioni. Quindi il diritto all’assegno divorzile non è più legato solo alla diseguaglianza economica, ma alla condotta dopo il divorzio.
Quindi la solidarietà deve essere in qualche modo equilibrata con il principio dell’autonomia personale, soprattutto quando l’ex coniuge ha età, competenze e strumenti per inserirsi nel mercato del lavoro. Il dovere all’assistenza si bilancia in qualche modo con la responsabilità individuale. La donna in questione non aveva fatto nulla per ottenere una maggiore autonomia dopo il divorzio, con una condotta che evidenzia una scelta di vita e non uno stato di necessità.
Inoltre anche la durata del matrimonio, cinque anni, non è per i giudici abbastanza per valutare un contributo sostanziale per la formazione del patrimonio familiare. Quindi a pesare nelle decisione dei giudici sono le scelte individuali dopo la separazione. Con la recente sentenza si tende a premiare la responsabilità individuale, per scongiurare atteggiamenti attendisti.
La valutazione sull’assegno divorzile e il mantenimento deve essere fatta caso per caso e sempre meno spazio trova l’automatismo basato solo sulla differenza di tipo reddituale ed economico. Si deve tener conto di età, condotta e strumenti per decidere sul contributo. Questo è necessario solo se l’ex coniuge ha perso la possibilità di mantenersi e non se decide di non farlo.