Un cambiamento da segnalare per le donne divorziate: nuova interpretazione della Cassazione sulla pensione di reversibilità.
Quando si parla di reversibilità si intende la prestazione erogata dall’INPS a favore dei familiari superstiti di un pensionato. Una misura importante che mira a preservare e a garantire un supporto economico ai familiari dopo la morte del titolare di pensione. Ad esserne interessati in genere sono il coniuge e i figli, ma anche altri parenti in condizioni particolari.
La pensione di reversibilità, quindi riveste un’importanza particolare, soprattutto in condizioni di disagio economico del superstite, con un importo che varia a seconda dei familiari superstiti, del loro reddito e in misura pari a una percentuale della pensione già erogata. Il contributo è riconosciuto per legge anche al coniuge separato e in determinate circostanze anche a quello divorziato. Recenti sentenze della Corte di Cassazione hanno apportato delle novità da segnalare, con una lettura diversa della norma.
In passato la pensione di reversibilità in favore dell’ex coniuge divorziato era ammessa solo in presenza di assegno divorzile. Oggi la sentenza introduce una lettura diversa delle legge e ne allarga l’estensione all’ex coniuge che versa in difficoltà economiche.
Quindi l’ex coniuge divorziato che dimostra di essere in grave situazione economica ha diritto alla reversibilità, seconda la nuova interpretazione della Cassazione. I giudici hanno eliminato degli automatismi precedenti che rendevano l’applicazione della legge più stringente. La mancanza dell’assegno divorzile può dipendere da vari fattori: accordi interpersonali, difficoltà sopraggiunte dopo la separazione, motivi personali.
I criteri per l’assegnazione della reversibilità al divorziato, uomini e donne, sono diversi: intanto la condizione reddituale dell’ex coniuge, la mancanza di altri sostegni pubblici, la presenza di nuove nozze del defunto (con il bilanciamento dei diritti tra ex e superstite). Infine vanno considerati durata del matrimonio e solidità dei rapporti economici. Come si vede si tratta di elementi interpretativi nuovi e di rilievo.
Si riconosce un vincolo di solidarietà che può esistere anche dopo il divorzio. Dunque relazione passata e difficoltà presenti possono determinare l’allargamento di un diritto previdenziale, come quello della reversibilità. Ora gli ex potranno presentare domanda di una quota di reversibilità anche senza assegno divorzile. Importante però dimostrare le condizioni di bisogno economico.
La ripartizione tra vari aventi diritto sarà fatta dal giudice, sulla base delle esigenze e dei diritti di ciascun soggetto. Si tratta di una svolta importante che garantisce la reversibilità anche agli ex coniugi in difficoltà, in una fase storica in cui molti anziani o disoccupati si trovano con pochi sostegni economici.
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